Il percorso che mi ha portata fin qui
Trovo il coraggio di raccontarmi
Ho scelto di mettere come prima foto quella che più mi rappresenta. È una Francesca “a gomitolo”, che ha cercato di nascondere la propria fragilità dietro tanti scarabocchi che parlano di me, che “gridano” chi sono.
Sto per compiere 45 anni e il regalo più grande che io abbia potuto farmi nella vita è stato scegliere di inseguire i miei sogni, scansando la paura. Sto per compiere 45 anni e non sarò mai mamma perché il destino ha scelto questo per me. Sto per compiere 45 anni e questa mancanza ha rappresentato un dolore così grande che ho dovuto trasformarlo.
Da piccola sognavo di fare la grafica, mio padre mi spinse a fare il liceo classico. Sono stata la studentessa perfetta per non deluderlo, perché non potevo mai permettermi di non essere abbastanza e così, giudizio dopo giudizio, sono arrivata a pesare 33 kg.
Passano gli anni e non me ne accorgo, passa la vita ma non la vivo. Stringo quindi i denti e sento di voler diventare medico.
Si susseguono anni difficili, fatti di mancanze, di vuoti, di doveri. Ma i denti li tengo stretti. Ho una fame d’amore pazzesca e un bisogno incredibile di essere amata. Lavoro in ospedale per 17 anni, ci metto il cuore tutto ma sento un vuoto incolmabile. Una persona importante mi regala una fotocamera, la mia prima fotocamera che rappresenta l’inizio della mia rinascita. Studio fotografia e decido di realizzare un progetto che mi cambierà la vita. Grazie al lavoro in ospedale, inizio a fotografare di notte i parti con l’aiuto di un intero meraviglioso reparto che rende possibile la realizzazione di un sogno.
Ricordo come fosse ieri le chiamate dei papà nel cuore della notte, le corse in autostrada, l’arrivo in sala parto, il mio esserci ma facendolo in punta di piedi, le mie lacrime di felicità e dolore, mescolate a quelle di incommensurabile emozione dei genitori.
È qui che capisco.
Capisco che la vita è troppo preziosa per permettere a qualcuno di impedirci di viverla come desideriamo. Capisco che esistono amori e sogni a cui non si può rinunciare.
Capisco che se non sarò mai madre e non potrò convogliare tutto il mio amore verso un figlio, posso dare alla mia vita un nuovo senso.
Capisco quindi che si può essere madre in forma diversa, che posso esserlo ogni volta che fotografo una gravidanza e un neonato che diventa in quel momento anche un po’ mio. Lo tengo in braccio, lo respiro e sento di aver trovato il mio posto nel mondo.
È così che, lasciando il mio lavoro in ospedale, divento fotografa, la fotografa dell’ amore in tutte le sue forme, la fotografa dei ricordi più belli che un essere umano può vivere e rivivere.
Ora sapete quindi che dietro i disegni che indosso c’è una Francesca pronta a rompersi in mille pezzi o forse non più.
Chi mi conosce sa quanto male abbia sentito nel credere di non essere abbastanza.
È arrivato il momento di amarmi.
Sono Francesca Giulia e Giulia è più coraggiosa di Francesca. Giulia (o Alice ) è il nome che avrei dato a mia figlia.
Mostra fotografica “Amori incondizioNATI”
Questo progetto, curato e realizzato da me, è stato visitabile presso il Dipartimento Materno – Infantile, ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda Cà Granda – Blocco Nord per tutto il mese di Dicembre.


















Ho sempre pensato che sarei diventata mamma giovane, di anni ne ho compiuti 40 ma io madre non lo diventerò mai. Perché le cose accadono, non si spiegano.
Ho scelto di andare a incontrare di persona il mio sogno e di viverlo attraverso la vita di altri.
C’é voluto coraggio. Il coraggio di vedere quanto meraviglioso è, e di lasciarlo andare.
C’è voluto cuore. Per provare tutto l’amore possibile.
C’è voluto stomaco e pancia per trattenere indirettamente il dolore.
E c’è voluta dolcezza.
Ho aspettato. Le chiamate dei genitori. Il momento adatto per arrivare, per scattare. Il momento adatto per andare.
Ho trattenuto il fiato. Per non fare rumore. Per l’emozione.
Ho rinunciato alla paura. Di non farcela.
Ho pianto. Di gioia. Ma forse non solo di quella.
Sono stata in prima fila e sono stata nell’angolo.
Ho preso coscienza di quanto la nascita di un figlio segni il confine tra un prima e un dopo. Di quanto si cambi quando nasce un amore.
Amori incondizioNATI, si chiama così.
Ma potrebbe chiamarsi fiducia, tenerezza, disarmo, sogno, brivido, stupore, dolore e gioia ma soprattutto gioia, “respiri piano per non far rumore” e poesia e magia…
Potrebbe chiamarsi così.
Grazie ai genitori di Gabriele, Cesare Matteo, Thomas, Leone, Gioele, Alice, Federico, Aurora. Per avermi accolto. Grazie al reparto di ostetricia dell’ospedale di Niguarda, a Donatella Lissoni, a Silvana Fazio, a tutte le ostetriche e le OSS per avermi aperto la porta, aiutato, sostenuto rendendo possibile la realizzazione del progetto.
E grazie a me.
Per averci creduto. Da sempre. Incredibilmente. Grazie a mia madre, che non c’è più. Per la vita.